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Expat: la psicoterapia a spasso

Sono moltissime le piattaforme web che propongono servizi di psicoterapia online, alcune pensando come target proprio gli expat italiani.

Un po' mi arrivano le loro pubblicità perchè io per prima me ne occupo e per gli algoritmi rappresento una grande appassionata della questione, un po' perchè la pandemia da Covid19 ha spalancato le porte socchiuse della possibilità di una terapia online.

Il rischio, come al solito, è quello di fare le cose senza pensarle, nel caso della psicologia, poi, senza pensarle con quei modelli clinici che fondano il rapporto con i nostri utenti.

Prima della psicoterapia online ci sono i cambiamenti tecnologici e sociali da guardare: la diffusione di internet ha cambiato i nostri rapporti, la percezione dello spazio e del tempo e ha portato il lavoro dentro gli spazi del privato. E' solo con tutte queste premesse che oggi possiamo parlare di psicoterapia online.

Se lo facessimo senza renderci conto che è un cambiamento dell'essere in rapporto, ci sfuggirebbero troppe informazioni, ed è per questo che vale la pensa farsi una domanda: i servizi di psicoterapia per italiani all'estero, cosa vendono?

Privi di un pensiero metodologico è facile che vendano un assunto, quello della corrispondenza tra essere un emigrato e il mal di vivere. Lo si butta lì, non lo si esplicita, anzi lo si propone come un'ovvietà. Spesso in queste piattaforme non troviamo indicati la metodologia di intervento, gli obiettivi proposti, le modalità, le teoria di riferimento. No, molto spesso tutto questo cede il posto a "italiani all'estero" tanto marcatamente che viene da chiedersi se non sia una patologia di cui si è affetti essere un expat.

Va a finire, anche, che chi si rispecchia nella sofferenza di essere un emigrato non metterà in discussione questo rapporto causa-effetto, anzi lo ufficializzerà, chi invece non ha lo stesso vissuto si sentirà automaticamente fuori dal target.

Ma se l'essere un espatriato non fosse un fatto anagrafico e fosse invece un vissuto, un modo di raccontare se stessi coerente con le proprie emozioni e con la domanda di intervento che si rivolge allo specialista?

Allora scompare l'ovvietà e si fa spazio l'esplorazione. Quanto è differente sentirsi nomadi digitali invece che cervelli in fuga? Le due espressioni rimandano ad universi simbolici diversissimi: da un lato si fa riferimento alla libertà, all'autonomia e alla soddisfazione, se si incontra un imprevisto è facile pensarlo come parte dell'avventura; dall'altra si allude al non avere alternative, al fallimento proprio, ma ancora di più dello stato.

Tutto sommato due universi simbolici coerenti con l'etimologia della parola "espatriato", ovvero lontano dalla terra del padre: un allontanamento che può essere vissuto come autonomia e successo o come tradimento e abbandono.

Ecco che scegliere di definirsi in un modo o nell'altro, scegliere un servizio di psicologia per espatriati, sentirsi stranieri o viaggiatori racconta molto di sè, se l'orecchio che ascolta presta attenzione. E questo racconto, con tutta probabilità, è coerente con la richiesta specifica che si porta allo psicoterapeuta: ovvero guardare ai propri modi di essere in rapporto con se stessi, con gli altri, con le cose.. anche con il modo in cui si è nel posto in cui ci si trova.

 

Crediti e bibliografia

Teoria: American Psychological Association, Statement on Services by Telephone, Teleconferencing, and Internet. The Ethics Committee, 1997


Foto: Passport, Pixabay.

Video: Fuga dei cervelli: perché lavoratori e neolaureati italiani scappano ancora all'estero? video


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